“Dinanzi all’omicidio di Roma si resta attoniti: si uccide un coetaneo non avendo alcun senso della morte, come se si uccidesse un “mostro” alla Playstation: è la riaffermazione della critica kubrickiana in Arancia meccanica, qualcosa che sconvolge”. Lo affermano Donatella Marazziti, psichiatra dell’Università di Pisa, e Mario Campanella, giornalista e Presidente di Peter Pan, componenti del comitato sicentifico della Fondazione Brf.
“E’ una psicopatia di massa intesa non come malattia, ma come sociopatia diffusa, frutto di una lunga stagione diseducativa che ha virtualizzato il mondo e reso la morte stessa, il rispetto per la vita, qualcosa di evanescente. C’è una mancanza assoluta di empatia. Vorremmo chiedere alla Rai e a Mediaset di INVESTIRE sull’educazione e sul rispetto e di frenare la compulsione continua su omicidi e stragi che, forse farà audience, ma ha effetti devastanti verso la cultura di massa”.
“Volevamo uccidere qualcuno. Volevamo vedere l’effetto che fa. Eravamo usciti in macchina la sera prima sperando di incontrare qualcuno. Poi abbiamo pensato a Luca che il mio amico conosceva”. Sono le parole che Manuel Foffo, 30 anni, ha riferito ai carabinieri e al pm Francesco Scavo dopo aver assassinato assieme a Marco Prato il 23enne Luca Varani, attirato con la scusa di prendere parte a un festino a base di alcol e droga. Quella di Varani e’ stata una morte orribile, giunta dopo una lunga agonia: seviziato, torturato e poi massacrato a coltellate e a colpi di martello. Al suo posto poteva esserci un altro. La sorte aveva deciso che fosse lui la vittima designata, solo perche’ figuarava tra i contatti di Prato, che occupava con Foffo l’appartamento di via Igino Giordani, al Collatino. La morte, secondo quanto accertato dagli investigatori, risalirebbe a venerdi mattina ma il cadavere e’ stato trovato dai militari di piazza Dante soltanto sabato sera, dopo che Foffo, su consiglio del padre, si e’ costituito. Subito dopo l’assassinio, Prato aveva preferito trovare rifugio in un hotel di piazza Bologna dove ha tentato il suicidio. Salvato in extremis, e’ stato per alcune ore piantonato all’ospedale Sandro Pertini e poi trasferito nel carcere di Regina Coeli assieme a Foffo. Il pm Francesco Scavo, che per le prossime ore attende le prime risposte dall’autopsia inoltrera’ in giornata al gip la richiesta di convalida del fermo per concorso in omicidio volontario con la contestuale emissione di un’ordinanza di custodia cautelare.
“Il policonsumo di alcol e sostanze psicotrope puo’ favorire, in particolari situazioni sociali, azioni aggressive e violente, come quelle che hanno portato all’uccisione di un ragazzo a Roma”. Lo ha detto all’AGI lo psichiatra Alfio Lucchini, past presidente di Federserd (Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze). “Sostanze stimolanti, come la cocaina, l’anfetamina o la metanfetamina, agiscono a livello del Sistema nervoso centrale – ha spiegato Lucchini – e hanno un’effetto eccitatorio e disinibente. Gia’ da sole queste sostanze possono favorire azioni di tipo aggressivo. Dal canto suo, l’alcol, una sostanza purtroppo trascurata nonostante sia stata definita dall’Organizzazione mondiale della sanita’ come ‘droga perfetta’, potenzia gli effetti delle sostanze psicotrope”. Questo, secondo l’esperto, significa che l’alcol puo’ aumentare l’effetto eccitatorio delle sostanze stupefacenti, portando quindi a compiere azioni violente. “Molto dipende anche dalla qualita’ e dalle quantita’”, ha precisato lo psichiatra. “Altri due elementi fondamentali che possono contribuire a esiti cosi’ violenti sono la personalita’ di chi abusa di queste sostanze e l’ambiente sociale in quella particolare situazione. Ci deve essere gia’ un’impronta aggressiva – ha concluso Lucchini – nella personalita’ di un individuo che arriva a compiere un atto cosi’ violento e la situazione sociale del momento puo’ influire significativamente nel promuovere azioni particolarmente aggressive”.